Chiesa del Rosario ed il suo convento
Il padre Mariano Lo Vecchio di nobili origini carinesi, Domenicano del Convento di S. Cita a Palermo, ebbe l'idea di realizzare nella zona centrale della sua Carini, un convento ed una Chiesa in onore del suo fondatore S. Domenico e della Vergine SS. del Rosario.
Egli fra il 1576 ed il 1579 riuscì, grazie al contributo del Barone La Grua ed alle offerte dei fedeli, a costruire questa Chiesa con l'attiguo Convento (eretto nel 1485 del padri predicatori dell’ordine di S. Domenico) chiamando a prestare la loro opera numerosi artisti del palermitano.
La Chiesa dei domenicani, spaziosa e nuda, senza navi, arieggia la Chiesa di S. Domenico in Palermo. Il convento è di forma quadrata; un lato è costituto dalla chiesa: l’atrio era dipinto ad affreschi.
Nella chiesa c’era un quadro del Monreale “Lo Spasimo” e un altro San Domenico copiato sull’originale di Roma.
Dagli atti conservati nell'Archivio Parrocchiale della Chiesa Madre, il vol. I dei morti segna al giorno 1 dicembre 1569, la sepoltura nella Chiesa dei domenicani, di Joannella La Grua, figlia di Vincenzo e Laura Lanza.
Chi osserva dall'interno del grande atrio con colonnato ad arco romano, ammira nel suo insieme la sua struttura severa. La Chiesa consta di una sola navata ad aula rettangolare con immenso coro. Fino a qualche decennio fa vi si conservavano i resti di una pittura in rabeschi e fregi in bianco e nero, opera del primo settecento.
Non si trova alcun documento che indichi quando sotto la cupola è stata costruita la macchinetta con nicchia dove è collocato il bel simulacro della Madonna del Rosario e S. Domenico. Si può pensare alla fine del 1800, tempo in cui fu a Carini lo scultore Giovanni Piscitello, autore del simulacro del Cristo morto (1885), come pure del simulacro della Madonna.
Nella Chiesa, ai due lati del coro, vi erano due immense tele che rappresentavano santi domenicani in atteggiamento di preghiera dinanzi alla Madonna. Una grande tela della Madonna del Rosario con santi domenicani, opera di Romano ed una tela di S. Domenico in Soriano con ricca cornice in legno che porta la firma di Francesco Camaro; entrambi risalenti al 600. Due tele rappresentano S. Vincenzo Ferreri e S. Rosa di Lima. Un basso rilievo in marmo è attributo ad Antonello Gagini, raffigurante la “Vergine e il bambino”.
C'era un grande organo con tribuna, sistemato nella prima cappella a destra a partire dal coro, ma tutto è andato perduto.
Nel mese di febbraio 2000, durante i lavori di restauro della Chiesa finanziati da Mons. Vigo, Arcivescovo di Monreale, da Mons.Vincenzo Badalamenti Rettore della Chiesa e dalla generosità dei carinesi devoti alla Madonna del Rosario, sopra la parete interna di ingresso ed alle pareti laterali, sono stati rinvenuti degli affreschi dei primi del '700, di buona mano artistica, tutti arricchiti di epigrafi in latino.