Chiesa Madre
La Chiesa Madre dedicata originariamente al SS. Sacramento, è oggi dedicato a Maria SS. Assunta. Eretta alla fine del XV sec., incamerando la chiesetta del SS. Sacramento e di S. Sebastiano. Diviene parrocchia nel 1523.
In stile tardo barocco è l’imponente facciata, caratterizzata da tre grandi portali sormontati da timpani semicircolari, e da due campanili, di cui quella a destra, rimasto incompiuto, è stato adattato a torre dell’orologio. Sul fianco destro, oltre all’ampio loggiato a atre arcate si possono ammirare i vivaci pannelli policromi di gusto barocco composti da mattonelle maiolicate, che un tempo ricoprivano la cuspide del campanile. I quattro pannelli in maioliche raffigurano: S. Vito, l’Assunta, S. Rosalia e il SS. Crocifisso, datati 1715 e firmati da Ignazio Milone, che oggi si trovano sul lato esterno nord della chiesa.
La sua imponente struttura a croce latina è divisa in tre navate da 12 colonne in ciaca di “Billiemi”, conserva un numero straordinario di opere di alcuni protagonisti dell’arte siciliana tra il XVI e XVIII secolo. Un primo intervento pittorico fu quello dei primi anni del ‘700 di Vincenzo Blandina, artista poco conosciuto, attivo nella Sicilia occidentale, al quale sono documentati diversi pagamenti per avere eseguito, secondo lo stile tardobarocco dell’epoca alcune decorazioni all’interno della Chiesa. Non sono rimaste però, testimonianze di queste pitture, ad eccezione di alcuni frammenti visibili nella cappella di S. Rosalia. Gli affreschi della volta della navata centrale si devono al pittore palermitano Giuseppe Testa, come testimonia l’iscrizione apposta nel primo riquadro che riporta la firma dell’artista e la data 1795. essi rappresentano negli scomparti alla greca, 5 episodi biblici desunti dal Vecchio Testamento (l’offerta di Abigail a Davide, Rebecca al pozzo, Ester che intercede presso il Re persiano Assuero per evitare il massacro del suo popolo, Giuditta e Oloferne) e, nelle vele, i ritratti dei Profeti e degli Evangelisti.
Caratterizzati da un cromatismo dai toni chiari e sfumati e dalla monumentalità della figure che campeggiano nella scena, mostrano “un linguaggio che, senza essere passato attraverso le eleganze rococò, interpreta pesantemente il gusto di Luigi XVI”.
Questi affreschi furono restaurati tra il 1927 e il 1931, con l’aiuto di alcuni pittori locali, dal bagarese Onofrio Tomaselli. A lui si deve anche il rifacimento delle pitture delle volte delle navate laterali e della cupola, che hanno come temi episodi del Nuovo Testamento e la Gloria Celeste.
Del periodo rinascimentale si possono ammirare: una preziosa acquasantiera di marmo bianco finissimo con raffigurate le torri del castello, simbolo della città, datata 1496 (addossata alla prima colonna della navata destra); un tabernacolo in marmo (collocato nell’intradosso dell’arco a destra della cappella del Sacro Cuore), dove è raffigurato l’“Ecce Homo” con i simboli della passione e due angeli oranti, entrambi di scuola gaginiana (maestri, scultori provenienti dalla zona di Lugano e attivi nei secoli XV e XVI in varie regioni italiane).
Inoltre, si ammirano la grande tela dell’Adorazione dei Magi, datata 1578, del toscano Alessandro Allori (1535-1607) allievo del Bronzino. La tela, recentemente restaurata, è in una delle cappelle della navata sinistra, e non se ne conosce con precisione l’originaria destinazione.
In ambito manierista, si colloca anche il dipinto su lavagna dello Zoppo di Ganci (1570-1633), raffigurante il Crocifisso tra S. Francesco e S. Onofrio, che si trova nella parete sinistra della Cappella del Crocifisso.
Di autore ignoto è invece il prezioso crocifisso ligneo (sec. XVI), con croce d’agata e corona e in argento, che viene portata in processione durante la Festa del SS Crocifisso. Tale crocifisso è circondato da un grande reliquiario della Croce dei Santi Martiri.
Ad epoche più recenti si riferiscono due grandi tele di Vito D’Anna (1718-1769), il grande maestro del ‘700 siciliano, raffiguranti, rispettivamente, l’Addolorata e la Veronica.
Troviamo anche la splendida tela raffigurante lo Sposalizio della Vergine di Antonio Manno (1739-1810). Dello stesso è la tela dell’Assunzione, collocata sull’altare maggiore.